Che cosa succede in Catalogna by Eduardo Mendoza

Che cosa succede in Catalogna by Eduardo Mendoza

autore:Eduardo Mendoza [Mendoza, Eduardo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851164645
editore: Utet
pubblicato: 2018-05-03T22:00:00+00:00


Il carattere catalano

Si è molto fantasticato sul carattere catalano, quasi sempre nel modo più banale. L’opposizione spesso tirata in ballo dai catalani fra il seny e la rauxa, fra la sensatezza e l’impulsività, non vuol dire nulla. È un intercalare che si usa senza motivo e accontenta tutti. In astratto viene a significare che il catalano non è valoroso di natura, ma nemmeno vigliacco. È sufficiente provocarlo perché dimostri di avere fegato.

Naturalmente, ogni individuo è com’è. È vero però che l’ambiente in cui cresce, l’educazione che riceve e l’esempio che vede influiscono sul suo modo di agire. In questo senso, si può abbozzare qualche generalizzazione sui catalani, fra i quali mi includo. Il catalano tende a essere prudente e riflessivo. Può essere un avventuriero, ma lo fa sapendo in cosa si sta cacciando, non per un impulso irrazionale. Tranne contate eccezioni, è un lavoratore. Perfino molti ragazzi ricchi e viziati, i cosiddetti pijos, sono professionisti competenti e grandi lavoratori, a volte finanche in eccesso. Tutti hanno in testa progetti lavorativi. Forse per questo abbondano i truffatori e i fantasiosi, quelli che sono sempre sul punto di portare a termine un buon affare, quelli che hanno un’idea molto originale o molto buona o quelli che hanno da poco avuto problemi con la giustizia.

Il catalano è timido di natura e ha il senso dell’ironia, due cose che di solito vanno insieme. Pensa correttamente, ma in linea di massima il suo pensiero non va molto lontano. È piuttosto pragmatico. La teoria generale e l’astrazione lo annoiano. Il bilinguismo lo predispone a imparare le lingue, ma quella stessa condizione ostacola la sua capacità di parlare in modo fiorito. Molti catalani intelligenti sono, allo stesso tempo, perfettamente incoerenti quando si esprimono. Questo difetto, se lo è, aumenta la loro timidezza. Il catalano odia parlare in pubblico. Se è costretto a farlo, annoia e, molte volte, non sa fermarsi e si dilunga fino a rendersi insopportabile. È molto ingegnoso ed è bravo a raccontare barzellette. Molti umoristi spagnoli sono stati e sono catalani senza che nessuno lo sappia.

Al contrario di ciò che si afferma di solito, il catalano non è particolarmente nostalgico. Tende a viaggiare, trascorre periodi all’estero e se può si adatta bene a qualunque ambiente. Se l’emigrazione è forzata, si porta dietro il trauma della perdita e, soprattutto, si lamenta dell’impossibilità di tornare in una terra che con il tempo va idealizzando, ma questo succede a quasi tutti gli esuli. La canzone intitolata L’emigrant («Dolce Catalogna, patria del mio cuore, chi si allontana da te, muore di nostalgia») non è più sentimentale del suo equivalente castigliano («Addio mia Spagna amata, ti porto nell’anima»). Non è neanche vero che il catalano festeggi le sconfitte. L’11 settembre, giorno della festa nazionale, non commemora la sconfitta subita nel 1714. Semplicemente, ricorda anno dopo anno l’opportunità perduta.

Le donne catalane sono intelligenti. Un sistema famigliare patriarcale, d’origine rurale, ha fatto sì che tradizionalmente ricadessero sulle donne l’amministrazione della casa e l’educa­zione dei figli, due compiti che richiedono una considerevole autorità.



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